È la polemica del momento. Stiamo parlando della proposta di introdurre l’insegnamento “obbligatorio” della lingua tedesca già nella prima classe delle scuole medie del Cantone Ticino. Cosa succede? Succede che gli insegnanti, ovvero “gli operatori di settore” che sarebbero più impattati da questa novità sono già sul piede di guerra.
Ma partiamo dai dati. È stato fatto un sondaggio tra gli insegnanti che operano nelle scuole medie del Canton Ticino. Hanno risposto in 538. Secondo il 63% degli intervistati la dotazione oraria attualmente implementata dalla scuola media ticinese è assolutamente insufficiente per poter reggere l’insegnamento di una nuova materia, ovvero al lingua tedesca. Peraltro questa fetta di contrari ritiene anche non utile un potenziamento di tale insegnamento.
Per il 37% degli intervistati invece questo potenziamento si rende necessario e già la prima media potrebbe essere il momento giusto per iniziare.
In questo quadro spaccato, in cui però si rende evidente la predominanza dei contrari, ci sono anche delle sfaccettature. C’è infatti circa un quarto degli insegnanti intervistati che propone di utilizzare dei laboratori ad hoc per l’insegnamento della lingua tedesca, ed un altro 20% che invece ritiene che si possano aumentare le ore di tedesco a partire dal secondo biennio.
Insomma al momento l’idea del tedesco già in prima media non sembra attecchire, almeno nel corpo docente. Sarebbe da capire qual è invece il polso sul tema da parte dei genitori e perché no, anche dei ragazzi. Sì perché molto spesso queste riforme, che alle volte hanno il senso della sperimentazione di laboratorio (in cui i ragazzi sono più che cavie) sembrano astrarre dalle necessità e, in questo caso, dalle capacità degli studenti.
Sì perché andare ad introdurre una ulteriore materia di insegnamento in una classe già delicata quale è la prima media, senza andare a rimodulare tutte le altre materia, rischia di essere un boomerang. Il pericolo è quello di appesantire inutilmente il carico di lavoro sui ragazzi abbassandone la capacità di ricezione degli insegnamenti che dovrebbero ricevere in classe.
Un monito che politica, sindacati ed insegnanti dovrebbero far proprio, non pensando solo al loro punto di vista, seppur rispettabile e per certi versi condivisibile, sul tema.